Design. Facciamo chiarezza sul significato della parola

Design, da intendersi come “progettazione”, è una delle parole che sentiamo più spesso di questi tempi. Quante volte hai sentito questa parola? Se la risposta è tantissime, allora è il momento di fare chiarezza.

Cosa significa effettivamente design?

Dal Vocabolario Treccani leggiamo questa definizione:

Design ‹diàin› s. ingl. [propr. «disegno, progetto», dal francese dessein, e a sua volta dall’italiano disegno] (pl. designs ‹diàin›), usato in italiano al maschile.

Disegno, progetto. 

Questa parola indica un processo creativo, in parte scientifico e in parte umanistico, in grado di coniugare correttamente l’aspetto funzionale di una produzione alla ricerca estetica.

Ed è un processo creativo che parte da un concreta esigenza collettiva. 

Che vuol dire “concreta esigenza collettiva”? Semplice: il design deve servire a soddisfare un bisogno oltre che servire a soddisfare l’estetica. Non si tratta quindi di un semplice e velleitario esercizio artistico.

“Riconoscere un bisogno è la condizione primaria del design” raccontava Charles Eames, uno dei designer più celebri della storia del 900.

È il 1919 quando in Germania la Scuola del Bauhaus (“casa della costruzione“) apre le porte agli studenti interessati alla progettazione e all’esercizio delle arti applicate. Il senso della collettività, della massa, l’avanzare del progresso tecnologico suggerisce a tecnici e artisti nuovi metodi progettuali.

Da quel momento si può ragionare su grandi numeri, facendo ovviamente sempre i conti con il mercato.

Dalla parola alla realizzazione.

Da allora, la parola inglese è stata acquisita prima di tutto come metodo e subito applicata nei contesti semantici più diversi.

Con il boom economico e con i primi eletttrodomestici, il design diventa metodo di produzione delle industrie più lungimiranti, coniugando funzionalità (ed ergonomia), estetica, e attenzione alla scelta di materiali che siano innovativi ed economici (come le plastiche).

Sono gli anni 50, e il design comincia a farsi spazio nelle case degli italiani più come un’idea che come disciplina.

Oggi parliamo di design della città se ci si occupa di urbanistica, di design della casa ci se si occupa di architettura, di design di prodotto se si occupa di oggetti di consumo, di design della comunicazione se si progettano layout, siti web e libri, di design della moda se ci si occupa di abbigliamento, e così all’infinito.

In epoca di consumismo e di costi bassi a fronte di produzioni industriali di grande portata, succede spessissimo e impropriamente di accostare la parola design a a qualsiasi oggetto o processo si voglia investire di un certo valore, ma spesso facendo un riferimento banale alla sola ricerca stilistica ed estetica.

Teniamo sempre a mente che invece il design è molto di più.

Il design è ricerca: sui materiali, sui processi industriali, sul mercato, sull’interazione con l’utente, sulle modalità di packaging e di stoccaggio. È anche attenzione all’ambiente, all’esperienza emotiva dell’utente, al suo senso di appartenenza ad una comunità!

Concludendo, citiamo le parole di una persona che ha rivoluzionato il nostro modo di vivere, Steve Jobs. “Il design non è come sembra o come appare. Il design è come funziona.”

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